sabato 10 novembre 2012

Si trasloca!


Oblò(g) si trasferisce ad un nuovo indirizzo: http://solounoblo.wordpress.com/! :)

Ci vediamo a casa nuova!





" Un viaggio è promessa 
di dare risposta a tutte le assenze 
di svelare i dubbi 
avere conferme saziare speranze 
così c'è chi viaggia guardando in avanti 
sfidando il destino 
come se guardarlo 
rendesse il domani più bello e vicino 

che poi non parti davvero 
finchè semini sassi sul sentiero 
che ti porta via 
che poi non parti davvero 
finchè semini sassi sul sentiero 
che ti porta via 
da te..."




lunedì 5 novembre 2012

Del mio primo amore




Non ho verità in tasca
 Forse nel cuore, sì,
Preferisco i tentativi
A quello che so già.

Amo i pensieri fragili
Come quel tuo sorriso, sai
In una giornata senza uscita
Di qualche tempo fa.

Ho perso il piano d’evacuazione
ma tu vanti sicurezza
dimmi allora dove siamo
non trovo il punto sulla mappa

Non capisco la direzione
di un pensiero 
partito da lontano
e interrotto all’improvviso

Forse il vento che cambia
genera confusione
come lo sguardo sincero
del mio primo amore.

giovedì 1 novembre 2012

Crediamo in ciò che facciamo.




La speranza non è ottimismo.
La speranza non è la convinzione
che ciò che stiamo facendo avrà successo.
La speranza è la certezza
che ciò che stiamo facendo ha un significato
che abbia successo o meno 


Vaclav Havel

martedì 23 ottobre 2012

Déshabillez- vous // Spogliatevi




Déshabillez-vous,

spogliatevi,
dei falsi limiti,
quelli che siete solo voi
unicamente voi
ad imporvi

Spogliatevi,
dei sorrisi di circostanza,
che non vi illuminano 
affatto,
ma vi stropicciano solo il viso

Spogliatevi,
dei giudizi frettolosi
della gente,
dell'aria da vissuti
appena a vent'anni

Spogliatevi,
della paura di fallire
in questo mondo imprevedibile
e combattete con speranza


Déshabilléz-vous,


solo per passione.




venerdì 19 ottobre 2012

Lasciare è un verbo ambiguo



Non ci avevo mai fatto caso finché stamattina non ho cercato sul dizionario di francese la voce 'lasciare'.
Se lasci il paese, la casa, il marito, devi usare il verbo 'quitter'.
Ma se lasci l'ombrello a casa, la casa in eredità e quindi sicuramente lascerai il segno per qualcuno, allora il verbo da usare è 'laisser'.
Bé, vi chiederete, cosa c'è che non va?
La cosa che mi è saltata immediatamente all'occhio è che lasciare ha due significati completamente opposti:
può indicare infatti un' Assenza, ma paradossalmente anche una Presenza.

In italiano si usa sempre lo stesso verbo e forse per questo non avevo mai notato questa sottigliezza: pensiamo sempre a lasciare come a un verbo triste, nostalgico, un verbo che fa male insomma, ma in realtà non è sempre così.
Mi accorgo sempre più che solo conoscendo bene un'altra lingua puoi capire e apprezzare profondamente la tua, anche le più piccole sottigliezze.
E mi rendo sempre più conto che è così per tutto.

Certe frasi a volte sono talmente tanto usate che finiscono col perdere completamente di significato e l'uso inflazionato le svuota. Ma poi basta una stupidaggine e capisci che quegli slogan delle elementari, come 'la diversità per costruire l'identità',  il multiculturalismo, l'integrazione... hanno proprio ragione..
Il problema è che, almeno per me, le frasi fatte non mi hanno mai fatto riflettere.
Ma quitter e lasser si. Se solo chi osserva da estraneo la tua cultura,  può farti scoprire cose nuove, ti accorgi che allora anche per conoscere bene te stesso devi avere a che fare con gli altri, con le loro reazioni ai tuoi comportamenti, con le loro parole, con la loro assenza, ma soprattutto con la loro presenza.
Socrate è il filosofo del "Conosci te stesso" e di fatti cosa faceva? Stava tutto il giorno a spasso a chiacchierare...